Ondacinema

recensione di Antonio Pettierre
7.0/10

Negli anni 60, sull'onda del successo dei film di spionaggio con James Bond, ci furono una serie di personaggi derivativi e in pellicole che spingevano sul lato parodistico e spettacolare delle storie. Un esempio di questo genere è "Il nostro agente Flint" (1966) di Daniel Mann (e del suo sequel), con James Coburn nella parte di Flint, agente speciale del governo esperto nel salvare il mondo con le sue straordinarie capacità psico-fisiche e una serie di gadget ipertecnologici.

Le avventure iperboliche degli agenti della Kingsman, l'agenzia ipersegreta che combatte il male nel mondo con Harry Hurt (Colin Firth) e il giovane Gary Unwin (Taron Egerton) dopo il loro debutto in "Kingsman- Secret Service" di due anni fa, tornano sul grande schermo con una nuova puntata "Kingsman - Il cerchio d'oro". Se nel primo c'era da salvare il mondo da un genio delle telecomunicazioni pazzoide, che voleva eliminare gran parte dell'umanità, utilizzando un software installato nei cellulari che liberava istinti omicidi, qui abbiamo la più grande trafficante di droga, Poppy (Julianne Moore), che diffonde un virus mortale tramite la droga messa a disposizione a milioni di consumatori e ricattare il governo degli Stati Uniti per rendere il commercio delle sostanze stupefacenti legale a livello mondiale.

Se la fonte primaria di Kingsman è la serie a fumetti scritta da Mark Millar (autore anche di "Wanted" e "Kick Ass") e disegnata da Dave Gibbons ("Watchmen"), oltretutto anche tra i produttori esecutivi della pellicola, è indubbio che il debito alle avventure di Flint è cospicuo: sia la descrizione dei personaggi negativi sia in quelli positivi. Il fascino, l'atletismo e l'estrema intelligenza si mischiano con elementi da commedia e macchiettistici (i nomi in codice, le battute a doppio senso, le situazioni sessuali tra il comico e il trash).

"Kingsman - Il cerchio d'oro" è a tutti gli effetti un cine-fumetto e il regista Matthew Vaughn sfrutta al meglio il mezzo cinematografico per ottenere un risultato tra il divertente e il divertito (come gli era già riuscito in "Kick Ass"). Ecco che allora oltre a una scenografia oltremodo surmoderna con sfondi che vanno dal centro di Londra alle Alpi italiane, dal West americano alle foreste cambogiane, c'è l'utilizzo di una fotografia iperrealista con colori sgargianti e iperluminosi e la macchina da presa che non ha più un punto di vista unico o molteplice, ma onnipresente con movimenti di una fluidità che rendono vorticosa la visione. Esempio di questo è nell'incipit dove Gary Unwin deve salvarsi dal tentativo di assassinio da parte dei sicari del Cerchio d'oro, l'organizzazione di Poppy, in un inseguimento notturno tra le strade di Londra che getta immediatamente lo spettatore nel maelstrom visivo, cifra stilistica di questo film. Ma la sequenza più bella è l'attacco di Harry Hurt, Unwin e Merlino alla base di Poppy nella foresta cambogiana, dove ci sono interi piani sequenza in cui la macchina da presa appare slegata dallo spazio fisico e rende immersiva l'esperienza scopica.

Oltretutto, al cast di attori di tutto rispetto e pluripremiati (Colin Firth, Julianne Moore, Jeff Bridges, Halle Berry) si affianca Elton John, nella parte di se stesso, rapito da Poppy e tenuto prigioniero nella base ricostruita come un villaggio americano degli anni 50, che se da un lato rende efficace la recitazione dall'altro mette in scena un'autoparodia della "fama" degli interpreti stessi che con sense of humor spostano l'asse della messa in scena verso una direttrice palesemente ludica.

Il Cerchio d'oro distrugge le basi dei Kingsmen e uccide quasi tutti gli agenti nel Regno Unito. Unici sopravvissuti, Merlino e Unwin scoprono che c'è un'altra agenzia gemella, gli Statesman, che si nascondono dietro una grande industria di alcolici con sede in Kentucky. Sarà questa organizzazione ad aiutarli e a riportare in vita Harry Hurt (redivivo, grazie alle nanotecnologie mediche sviluppate dall'agenzia).

Proprio all'interno di questa spettacolarizzazione della narrazione e al confronto ironico tra cliché della cultura inglese e americana, abbiamo comunque la rappresentazione di temi importanti, anche se accennati, come, ad esempio: un presidente degli Stati Uniti predone e senza scrupoli (un incrocio tra George Bush e Donald Trump) con una rappresentazione della carica politica molto negativa e inusuale in questi film; la droga vista come la più grande industria mondiale, così come altri prodotti come l'alcool, le armi, il tabacco alla base della società consumistica; i tossicomani colpiti da virus rinchiusi in gabbie a riempiere gli stadi, in una denuncia esplicita alle cosiddette "soluzioni finali" ai problemi dei diversi.
"Kingsman - Il cerchio d'oro" non è certamente arte cinematografica, ma un grande spettacolo visivo pop dove la multimedialità e le potenzialità della macchina da presa sono sfruttati in modo irriverente e consapevole.


23/09/2017

Cast e credits

cast:
Colin Firth, Julianne Moore, Taron Egerton, Mark Strong, Halle Berry, Elton John, Channing Tatum, Jeff Bridges, Pedro Pascal


regia:
Matthew Vaughn


titolo originale:
Kingsman - The Golden Circle


distribuzione:
20th Century Fox


durata:
141'


produzione:
Marv Films, Shangri-La Entertainment, TSG Entertainment


sceneggiatura:
Jane Goldman, Matthew Vaughn


fotografia:
George Richmond


scenografie:
Darren Gilford


montaggio:
Eddie Hamilton


costumi:
Arianne Phillips


musiche:
Henry Jackman, Matthew Margeson


Trama

Dopo che le loro basi sono distrutte e la sicurezza mondiale è minacciata da una nuova organizzazione del Male – il Cerchio d’Oro, i Kingsman scoprono di avere come alleati gli Statesman, società cugina con sede negli Usa. Harry Hurt redivivo, Urwin e Merlino con l’aiuto degli agenti Tequila, Wiskey e Ginger Ale combatteranno una guerra a livello mondiale contro Poppy, la leader dell’organizzazione che vuole sottomottere il mondo e creare un monopolio legale del commercio delle droghe.