Ondacinema

recensione di Diego Testa
8.0/10

la gomera

"La Gomera" di Corneliu Porumboiu è il chiaro esempio di quanto un testo filmico può dirsi a tutto tondo cinematografico, cioè abbia a che fare col mondo cinema, senza limitarsi a essere giochino intellettuale o svuotato di qualsiasi proprietà intrattenente.
Il materiale di cui si compone il film è primariamente riferito alla tradizione noir: un poliziotto corrotto si adopera per far uscire di prigione l'unico uomo di una banda criminale a conoscere l'ubicazione di una ingente somma di denaro. A convincerlo è la donna amata del prigioniero.
Materiale narrativo ricorsivo, ciclico fino a farsi predizione prima che reinterpretazione, Porumboiu palesa tutte le tappe e i significanti in seno al noir: la dark lady, la dubbia e sofferta moralità dell'eroe, la complicazione dell'intreccio. Il genere non viene messo in discussione dal regista romeno, ma risulta un sistema chiuso, decodificato e interpretato. "La Gomera" è un film che sul piano della denotazione colloca il sistema di segni del noir ai loro posti e lascia che si esauriscano in funzione della narrativa e del plot così come il cinema, storicamente, ci ha insegnato.

Differente invece è il lavoro connotativo che "La Gomera" sviluppa lungo tutto il corso della narrazione, implicitamente parlando del cinema e della sua apparente impossibilità di farsi carico di altri sistemi simbolici che non siano già stati detti e rappresentati. Il nome di Gilda, la protagonista femminile insieme al poliziotto Cristi, fa riferimento al personaggio interpretato da Rita Hayworth nel film di Charles Vidor del 1946, "Gilda" appunto. Non soltanto materiale citazionistico, ma anche evidentemente parte di una riflessione metatestuale che attraversa l'insieme di elementi presi in prestito dai miti del passato.
All'autore non spetta riscrivere, quanto scrivere ancora secondo i valori di riferimento. Un gioco, questo sì, a prodigarsi verso lo spettatore chiedendogli di cogliere tra gli spazi del materiale di "La Gomera" i riferimenti sul cinema. Il discorso può farsi talvolta anche molto diretto, quando, ad esempio, Cristi suggerisce alla madre di mentire alla polizia riferendosi a una somma di denaro da celare come se fossero le mazzette accumulate dal padre durante la militanza nel partito comunista: "ti crederanno, è un cliché". E ancora "non puoi metterti a sparare come fosse un western" esclama Magda, il procuratore a capo delle ricerche sui soldi rubati. Sono i personaggi stessi a parlare per Porumboiu alludendo al lavoro metadiscorsivo del racconto.
A probabile riprova di ciò, una scena avulsa dalla continuità narrativa è l'uccisione comica di un regista che sta cercando il set del suo film: la morte dell'autore (Porumboiu stesso?) o più in generale dell'artista demiurgo lascia spazio alle logiche interne al film e alla realtà da esso rappresentata.

Questo non significa che "La Gomera" si lasci andare al caso, anzi c'è un calcolo millimetrico da parte dell'autore a cominciare dal montaggio basato su lunghi flashback tra l'isola, il passato e la città in cui si svolgerà il piano di fuga del compagno a opera della banda criminale.
Le didascalie cromatiche all'apertura di alcuni capitoli segnalano la presenza di un tema che ricorrerà prevalentemente fino alla prossima cromia; inoltre, il nome del personaggio al centro del cartello funge da ancoraggio verbale per indirizzare il focus spettatoriale.  "La Gomera", dunque, dialoga costantemente con il di qua dello schermo prima ancora che con il di là, cioè il film.
Il film vuole essere anche una riflessione sulla capacità di restituzione della realtà da parte del cinema. Nella camera di Cristi assistiamo a un tentativo di depistaggio da parte di questi e Gilda nei confronti della videosorveglianza della polizia. L'utilizzo delle videocamere ha uno scopo simulativo: si assiste consapevolmente alla finzione dentro un'opera che è finzione essa stessa. Il personaggio che sorveglia potrebbe essere scambiato per lo spettatore, ma smette di esserlo quando si trasforma in una specie di demiurgo in una scena finale.
La realtà in "La Gomera" è uno spazio interno al cinema in cui quest'ultimo o è destinato a riprodursi (la ripresa di "Psyco" nella famosa scena della doccia) oppure a risorgere nel film di altri (il set western abbandonato in cui si svolge la sparatoria). Impossibile rifarsi ad altra realtà se non il cinema, una prigione che appare molto più libera della contemporaneità fortemente criticata da Porumboiu. Il linguaggio dei fischi, infatti, serve a fuggire il controllo costante dei mezzi di comunicazione. Un linguaggio alternativo, analogico, perfetto congegno da noir.
Tutto "La Gomera" è un rimando alla complessità del linguaggio verbale e non e anche della multiformità delle lingue: i fischi sono l'alternativa alla comunicazione verbale, eppure necessitano comunque di essere tradotti dal romeno allo spagnolo per esigenze culturali.

Porumboiu, come si diceva all'inizio, è in grado di lasciar convivere il respiro di un testo aperto e complesso con l'intrattenimento del racconto. I personaggi non sono fredde pedine di un film che può apparire pretesto di un discorso unicamente meta. Cristi vive un viaggio dall'inferno della corruzione al paradiso della liberazione attraverso il sentimento dell'amore. Perfettamente chiara la didascalia che incornicia il nome (Cristi non a caso): nome nero su sfondo bianco, i colori del lutto ma anche il candore della (ri)nascita.
Questa rinascita avviene non più nel metadiscorso, bensì nel cinema e nell'amore verso la capacità del linguaggio cinema di ribaltarsi in pochi secondi. Il finale, nuovo incontro tra la coppia Cristi e Gilda, avviene a Singapore. La messa in scena, in notturna, cattura una moltitudine di colori tinteggiando il paesaggio, i Gardens by the Bay, e i volti dei due protagonisti. Segno che il cinema, senza filtro alcuno o sovradimensionamento testuale, riprende a vivere. Chapeau.


28/02/2020

Cast e credits

cast:
Sabin Tambrea, Catrinel Marlon, Agustí Villaronga, Rodica Lazar, Vlad Ivanov


regia:
Corneliu Porumboiu


titolo originale:
La Gomera


distribuzione:
Valmyn Distribution


durata:
97'


produzione:
42 Km Film, Komplizen Film, Les Films du Worso, mk2


sceneggiatura:
Corneliu Porumboiu


fotografia:
Tudor Mircea


scenografie:
Anca Perja


montaggio:
Roxana Szel


costumi:
Dana Paparuz


Trama
Una banda di criminali e un poliziotto corrotto imparano il linguaggio dei fischi utilizzato a La Gomera. In ballo 30 milioni di euro rubati e nascosti da un complice chiuso in carcere.