thriller, commedia, azione | Giappone (2024)
Torna (non di persona, in realtà) al Far East Film Festival uno dei cineasti che può affermare di essere stato effettivamente lanciato sul palcoscenico internazionale dalla kermesse udinese, dal momento che senza la proiezione di "One Cut of the Dead" al FEFF 2018, dove il film arrivò secondo all’Audience Award, difficilmente Ueda Shinichirō sarebbe potuto divenire uno dei registi giapponesi più noti della sua generazione. Lo zombie movie metacinematografico a bassissimo budget conteneva infatti già in nuce tutti gli elementi più caratteristici della produzione del regista nipponico, centrifugati in un inventivo mix di sottogeneri che ne fece un cult anche al di fuori dell’ambiente dei fan del cinema asiatico di genere che bazzica per il festival friulano. Pur avendo diretto varie pellicole, fra cui la commedia surreale "Popran", presentata a Udine nel 2022, Ueda non è però riuscito a replicare i fasti del suo esordio al lungometraggio, avvicinandosi nel frattempo in maniera progressiva a quello che è il mainstream cinematografico nel Paese del Sol levante.
Se difatti il film del 2022, storia di un imprenditore donnaiolo che una mattina si risveglia senza il proprio pene e parte per un surreale viaggio attraverso il Giappone con l’intento di recuperarlo, restava dalle parti della commedia sopra le righe che aveva reso Ueda Shinichirō celebre, pur arricchendola di un inaspettato (e irresoluto) elemento introspettivo, "Angry Squad" porta il cinema del regista nipponico su binari di genere più convenzionali. L’ultimo film di Ueda può essere difatti considerato un caper movie estremamente tradizionale, in cui l’unico elemento originale nella preparazione della truffa al centro del film è la partecipazione del grigio funzionario dell’agenzia delle entrate protagonista, a sua volta ben rappresentativo dello stereotipo del cinema d’azione del good guy gone bad. Lavoratore indefesso ma pavido, l’ispettore Kumazawa viene inizialmente presentato come il più stereotipico impiegato giapponese, per poi mutarsi progressivamente in uno smaliziato criminale mosso dal desiderio di vendicarsi del ricco filantropo ed evasore fiscale Tachibana con la complicità di un’eterogenea (e a sua volta stereotipata) banda di truffatori di vario genere.
La pellicola stessa, in linea con la passione per i colpi di scena e le torsioni narrative del suo regista, vorrebbe intraprendere una mutazione simile, passando dal caper movie più convenzionale a un iperbolico accumulo di cambi di prospettiva che renda la truffa, il suo apparente fallimento e poi il suo successo finale un vertiginoso crescendo capace di travolgere gli spettatori, esibendo l’abilità di Ueda (qui anche sceneggiatore e montatore) nel gestire i topoi del cinema di genere. Che sia per via delle caratterizzazioni prevedibilmente grottesche di quasi tutti i personaggi principali o della mancanza di un simile scarto dal punto di vista stilistico, non solo narrativo, "Angry Squad" non riesce però a distanziarsi dal solco già tracciato di un filone che fa dell’accumulo di colpi di scena uno dei suoi tratti costitutivi già da decenni. L’esecuzione, va sottolineato, resta molto efficace per le modalità con cui le rivelazioni e gli apparenti cambi di direzione narrativi si susseguono nell’ultimo terzo della pellicola per condurre al prevedibile lieto fine in cui giustizia, anche sociale, viene fatta, ma resta la sensazione di trovarsi di fronte a una pellicola come cento altre che avrebbero potuto partecipare in concorso al Far East Film Festival e non al ritorno in grande stile dell’ex-enfant prodige della kermesse.
Se da un certo punto di vista si può considerare questa sostanziale resa alle tendenze del cinema di genere nipponico mainstream come una comprensibile evoluzione della produzione di Ueda, tesa da sempre alla rielaborazione dei suoi cliché più consolidati per poi cercare di rovesciarli, da un altro conferma il carattere cangiante della filmografia del cineasta giapponese, capace di adattarsi al contesto di ciò che sta mettendo in scena e farlo con diligenza (come il protagonista del suo film, in effetti). Adattando un dorama sudcoreano di successo del 2016, "Squad 38", Ueda traspone difatti con efficacia al contesto nipponico (la caratterizzazione dei sararīman, l’indifferenza delle istituzioni, le motivazioni dei criminali, la tracotanza degli antagonisti, etc.) un’opera il cui carattere seriale e sudcoreano traspare comunque nel tratteggio dei personaggi secondari e nella retorica giustizialista che soggiace alla narrazione avventurosa. Pace che questa sia subordinata alla brama di vendetta privata, anch’essa stereotipicamente giapponese, dell’uomo comune per l’ingiusta sorte di un collega, e amico, onesto, a sua volta reinterpretazione personalizzata e "di genere" della brama di giustizia che qualunque persona può provare in una società fortemente diseguale.
Rimangono alla fine pochi elementi personali del regista, che già col precedente "Popran" aveva raccontato di crisi identitarie e creative e della necessità di sondare territori nuovi per ritrovare sé stessi, o almeno provarci. Ciò che ancora colpisce sono i pur sporadici elementi metalinguistici, dal momento che una truffa è solamente una recita a partire una sorta di copione, quindi un’attività creativa e di recitazione, come quella dell’attore e dello sceneggiatore, come evidenzia la scena in cui le frequentazioni criminali di Kumazawa vengono scoperte dalla figlia ma le performance attoriali della banda riescono a persuaderla che la loro recita sia uno spettacolo di ben altro tipo. Non è un caso che la truffa riesca, in maniera rocambolesca e sulle prime apparentemente impossibile, proprio in virtù di una studiata performance su più livelli dei truffatori al centro del film, capace di ingannare gli spettatori così come gli antagonisti, ribadendo come lo spirito di inganno affabulatorio e gioco metacinematografico alla base del cinema di Ueda ancora resiste e si muove, pur quasi impercettibile, fra le maglie di un prodotto di genere all’apparenza ormai così convenzionale.
cast:
Seiyo Uchino, Masaki Okada, Rina Kawaei, Aoi Morikawa
regia:
Shinichirō Ueda
titolo originale:
Angurii Sukuwaddo: Koumuin to 7 Nin no Sagishi
durata:
121'
produzione:
Ito Chikara
sceneggiatura:
Ueda Shinichiro, Iwashita Yuko
fotografia:
Yamamoto Shuhei
montaggio:
Ehashi Yuta, Ueda Shinichiro
musiche:
Suzuki Nobuhiro, Ito Shoma