Ondacinema

recensione di Matteo Zucchi
7.0/10

The Square


Ultima pellicola presentata in concorso al ventisettesimo Far East Film Festival (peraltro in anteprima mondiale), "The Square" è stata probabilmente scelta per il modo in cui tratta vari temi rivelatisi centrali nella presente edizione della kermesse udinese, come la difficoltà di mediare fra l’affermazione personale e le richieste della società e la necessità di trovare qualcosa che aiuti a mantenere la propria direzione, e la propria identità, in un mondo sempre più confuso e ostile. Il lungometraggio d’esordio di Kim Bo-sol, co-diretto dalla designer Oh Yu-jin (e meritevole per i giurati di una menzione come miglior opera prima), persegue quest’obiettivo evitando eccessi melodrammatici e scontri particolarmente aspri, raccontando la fine dell’incredibile storia d’amore fra il funzionario dell’ambasciata svedese a Pyongyang Isak Börg e la vigilessa della capitale nordcoreana Seo Bok-joo in maniera delicata, nonostante la nota crudezza del regime locale, il quale rifiuta al diplomatico la proroga della sua partenza una volta scoperta la frequentazione dei due. La freddezza e la pericolosità dell’apparato autoritario non è ovviamente assente, trasparendo nella paranoia con cui i personaggi si guardano costantemente attorno o nella continua interposizione di distanze fra Isak e tutte le sue conoscenze locali, spesso enfatizzata (o ridotta) da giochi di prospettiva possibili solo nel reame dell’animazione.

L’ambientazione invernale, enfatizzata dal ricorso a colori freddi e poco saturi, risulta particolarmente efficace nel rendere in termine visivi questa opprimente cappa che impedisce di stabilire o mantenere contatti significativi, immergendo spesso Isak, al centro di quasi tutte le inquadrature, soprattutto nella prima metà della pellicola, in campi lunghi in cui pare essere l’unico essere umano presente. La solitudine è difatti il principale, se non l’unico, elemento che accomuna tutti i personaggi principali di "The Square", che per la maggior parte del film passeggiano per ampi viali o stretti corridoi similmente vuoti, persi nelle loro meditazioni, e che pure all’interno di luoghi molto frequentati, come l’eponima piazza, si muovono in maniera discorde rispetto alla massa, mostrando in maniera incontrovertibile la loro differenza. Quest’aspetto è rilevante in particolar modo per Isak, il quale, nonostante abbia una nonna coreana, viene rappresentato come il più stereotipico svedese, distantissimo per la sua statura e i suoi capelli e occhi chiari dalle persone da cui è circondato, cosa che ovviamente le scelte coloristiche e di angoli di ripresa del film non mancano di sottolineare (abbondano infatti inquadrature dal basso del gigante biondo), mentre a lui capita spesso di confondere fra loro varie persone coreane, compresa l’amata Bok-joo.

Delicato anche nel tratteggio della relazione fra la vigilessa e il diplomatico, di cui si scopre pochissimo nel corso della pellicola, la quale si focalizza solo sugli ultimi giorni della permanenza di Isak, "The Square" fa dei contrasti fra i due personaggi una modalità per riflettere sulle differenze fra culture diverse, tanto più all’interno della gabbia nordcoreana, quasi una campana di vetro natalizia, coerente col contesto invernale. Nonostante le specificità dell’ambientazione della pellicola, poiché non sono molte le storie d’amore ambientate a Pyongyang, le questioni politiche vengono tenute in secondo piano, quasi assenti, permettendo così di inquadrare le differenze d’approccio fra i due protagonisti come una questione culturale, fra l’individualismo del diplomatico svedese e la dedizione alla società e al proprio posto in essa dei personaggi coreani, compreso l’interprete e assistente, e poi spia, e dopo ancora amico, di Isak Lee Myung-jun. Questi, grigio e inespressivo come l’appartamento da cui sorveglia il suo (in teoria) superiore, si rivela forse il personaggio più complesso e affascinante di una pellicola in cui d’altronde sono gli umani, coi loro sentimenti, a essere al centro, intraprendendo una progressiva metamorfosi quando scopre i disperati tentativi del diplomatico di ricongiungersi con Bok-joo prima della partenza, motivo per cui passa da fedele burocrate a emarginato disposto a tutto per aiutare Isak.

Una scoperta, anche in questo film un’apparizione fantasmatica dal passato, stavolta in forma di foto, sorprendentemente molto colorate, della permanenza a Pyongyang dello svedese, permette al funzionario nordcoreano di rompere la barriera invisibile che lo separa anche da chi gli sta più vicino e di riacquistare la propria agency, prendendo l’iniziativa per la prima volta da non si sa quanto tempo. È a questo punto che l’esordio di Kim Bo-sol va incontro al suo più netto scarto narrativo, dopo che l’apparente sparizione di Seo Bok-joo aveva già spinto in film in territori più drammatici e da spy story, tramutando "The Square" in un adrenalinico inseguimento che non manca di colpi di scena e di scene d’azione, pur non necessariamente coreografate con grande cura. Se queste sequenze, rispetto alla contemplativa prima parte del film, ribadiscono i limiti produttivi del progetto, realizzato da un team piuttosto ridotto anche per gli standard di un’industria dell’animazione ancora in affermazione come quella sudcoreana, sono però fondamentali per rappresentare anche a livello strutturale e figurativo lo scarto determinato dalla decisione dei personaggi di seguire i propri sentimenti, un braciere impossibile da spegnere anche nella più gelida delle situazioni, nel pieno dell’inverno della Corea del Nord.

Il carattere effimero di questo sforzo che è individuale così come, alla fine, collettivo (collaborano infatti al rendez-vous fra i due amanti anche l’ambasciatore e una guardia compiacente), dal momento che tutti i personaggi protagonisti sembrano destinati a un avvenire peggiore dopo le loro azioni disperate, serve a inquadrare più nel dettaglio la prospettiva di "The Square". Transitorio come le sfumature acquarellate che arricchiscono i paesaggi o le facce dei personaggi, rappresentazione di ombre e vapori così come di emozioni che fanno la loro subitanea comparsa sui loro volti, l’incontro fra Isak e Bok-joo non viene quasi rappresentato prima di passare al finale vero e proprio della pellicola, ribadendo il carattere personale, e perciò inaccessibile, di quel sentimento, di cui non si conosce la storia ma solo l’intensità. Quasi una risposta al film che l’ha preceduto nell’ultima giornata del Far East Film Festival, il fragoroso e inerte (finto) biopic propagandistico cinese "Decoded", il film di Kim e Oh pone la rilevanza dell’azione personale nella sua capacità di aiutare chi ci è prossimo e la sua espressione individuale invece che nell’accrescimento del proprio stato-nazione, apparendo ben più coerente con gli intenti sociali e anti-bellicisti che gli organizzatori hanno attribuito all’edizione del FEFF appena conclusa. Ma "The Square" può essere considerato anche una risposta allo stile iperbolico tipico dell’attuale produzione culturale sudcoreana, adombrando per quel cinema, nel vuoto di un viale desolato della Pyongyang animata, un futuro ben più luminoso di quello toccato ai suoi protagonisti.


03/05/2025

Cast e credits

cast:
Lee Chan-yong, Lee Ga-young, Jeon Woon-jong, Lee You-jin


regia:
Kim Bo-sol


titolo originale:
Gwangjang


durata:
73'


produzione:
Kim Bo-sol, Park So-hye


sceneggiatura:
Kim Bo-sol


scenografie:
Oh Yu-jin


montaggio:
Kim Bo-sol


musiche:
Jeong Yong-jin


Trama
Il diplomatico svedese in Corea del Nord Isak Borg si vede rifiutata la sua richiesta di proroga del mandato a Pyongyang e quindi sta per essere reimpatriato in Svezia. Si getta pertanto alla ricerca della donna con cui ha una relazione segreta, Seo Bok-joo, la quale però sembra sparita, mentre il suo interprete e confidente Lee Myung-jun si comporta in modo sempre più strano. Temendo il peggio, Isak aumenta i suoi disperati tentativi di ricongiungersi con l'amata.