Ondacinema

recensione di Antonio Pettierre
8.0/10

L’incipit de “I miserabili” di Ladj Ly mostra un gruppo di ragazzini che dalla periferia si reca nel centro di Parigi per assistere a una partita di calcio della nazionale francese. La vittoria nella Coppa del Mondo scatena festeggiamenti di massa con sventolio di bandiere e canti dell’inno nazionale.
Queste prime sequenze sono emblematiche dell’inganno di un’instabile unificazione di una comunità – coesa intorno ai circenses in mancanza di panem – in cui, al contrario, cova un fuoco di ribellione e rabbia che cresce per una diseguaglianza sociale applicata a interi strati della società.

“I miserabili” – sotto l’influenza del romanzo di Victor Hugo – mostra una giornata di servizio della squadra anticrimine in pattugliamento a Montfermeil, comune della banlieue della capitale francese, composta da tre poliziotti: Gwada (Djibril Zonga) di origini maliane e musulmano, Chris (Alexis Manenti), il bianco razzista e violento, e il nuovo arrivato Stéphane (Damien Bonnard), silenzioso osservatore e dai modi pacati e gentili. Il punto di vista, però, si moltiplica tra le relazioni dei tre, alle prese con il controllo del territorio, e le dinamiche con le gang che controllano il traffico di droga e prostituzioni, il sindaco e la sua organizzazione, i Fratelli Musulmani, che diffondono una coscienza politico-religiosa, e un gruppo nutrito di ragazzini abbandonati a se stessi all’interno della vita degradata del quartiere. Tra questi, il regista sceglie di mettere in evidenza Buzz, che con un drone sorvola il quartiere e spia le proprie coetanee, e Issa, che si mette sempre nei guai per piccoli furti. Proprio i due ragazzini sono la miccia dell’esplosione drammaturgica: Issa ruba un cucciolo di leone da un circo provocando tensione tra i proprietari di origine gitana e la comunità di colore, mentre Buzz riprende per puro caso con il suo drone il ferimento di Issa da parte dei poliziotti quando lo fermano per recuperare l’animale.

“I miserabili” è un lavoro di approfondimento di un cortometraggio girato anni prima da Ladj Ly insieme ai suoi amici in quel quartiere dove vive ed è cresciuto. Diventa quindi quasi un’opera autobiografica in cui Buzz (Al-Hassan Ly) e Issa (Issa Perica) sono entrambi alter ego del regista e il suo vero sguardo: uno riflessivo e interessato ai mezzi di comunicazione per diffondere la verità, l’altro rabbioso e ribelle per distruggere l’autorità. Del resto, il confine tra realtà e finzione diventa labile nel momento in cui la stessa biografia del regista conta sia attività nel campo cinematografico sia problemi con la giustizia che lo hanno visto coinvolto in vari fatti di cronaca. Così, “I miserabili” appare sempre più una fiction in cui l’afflato documentaristico è molto forte e diventa un grido di denuncia personale di una condizione incancrenita, dove la violenza si respira quotidianamente.

“I miserabili” rappresenta una condizione sociale in cui il conflitto di classe viene mostrato attraverso la rabbia delle masse povere, sottoproletarie e ghettizzate, messe in quadro in uno scontro fisico e psicologico, e l’élite dei ricchi in fuori campo – se non rappresentati simbolicamente attraverso la torre Eiffel e il centro di Parigi all’inizio del film – ma la cui presenza è visibile per le condizioni delle persone di Montfermeil. Ladj Ly rende visibili gli invisibili, mette in primo piano gli emarginati e mostra le gesta degli ultimi. E ultimi tra gli ultimi sono i ragazzi senza prospettive, senza futuro: oppressi dai poliziotti (c’è una sequenza emblematiche in cui Chris molesta tre ragazze a una fermata del bus con la scusa di un controllo); abbandonati dalla famiglia (Buzz è lasciato solo da un padre disattento e appena intravisto, Issa sbattuto fuori di casa da suo padre che in un'altra sequenza lo vediamo persino nel posto di polizia che chiede il suo arresto dopo l’ennesimo furto); sfruttati dal sindaco; influenzati dai Fratelli Musulmani.

La parte finale de “I miserabili” mostra la rivolta dei ragazzi che organizzano un’imboscata contro i tre poliziotti e si vendicano di tutti gli adulti coinvolti nei soprusi capitanati da Issa, umiliato e ferito il giorno prima per aver preso il cucciolo di leone. Tra la giornata di violenza subita dai giovani e l’azione vendicativa messa in atto il giorno dopo, il regista inserisce delle sequenze in cui mostra il privato dei tre poliziotti alla fine della prima giornata: Gwada ha un crollo nervoso con la madre; Chris torna in famiglia e mette a letto le due figlie all’interno di un nucleo familiare in cui la tensione verbale è onnipresente; Stéphane è solo in un appartamento semivuoto, separato dalla moglie, che fa una telefonata al figlio per sapere come è andata a scuola. Tre bozzetti di sospensione che preparano il climax dell’ultima parte che (di)mostrano il tracimare della violenza e solitudine degli individui al di fuori del ghetto.

Se da un lato “I miserabili” sembra una ripresa dei temi de “L’odio” di Mathieu Kassovitz, dall’altro Ladj Ly si spinge oltre: se nella pellicola di venticinque anni prima venivano esposte le dinamiche di tre adulti, nell’opera del giovane di origini maliane si arriva a illustrare che il malessere sociale ormai è radicato nei giovanissimi.

La coralità della vicenda narrata è tenuta compatta da una macchina da presa mobile in continuo pedinamento dei personaggi – rafforzato da piani sequenza che seguono di volta in volta i protagonisti negli spazi interni degli edifici – intervallato da riprese aeree fatte con il drone di Buzz dei quartieri della cittadina, una prigione labirintica di palazzoni verticali e isolati. Così lo spazio esterno raddoppia la claustrofobia sociale e la chiusura degli interni, in cui il caos è mostrato anche attraverso una scenografia degradata e degradante senza soluzione di continuità.

Presentato in concorso al Festival di Cannes dello scorso anno e vincitore del Premio della Giuria, “I miserabili” mette in scena un dramma che dai tempi del romanzo di Hugo ha avuto una costante nella mancata risoluzione delle diseguaglianze tra essere umani costretti a lottare per la propria sopravvivenza.


02/06/2020

Cast e credits

cast:
Damien Bonnard, Alexis Manenti, Djibril Zonga, Issa Perica, Al-Hassan Ly


regia:
Ladj Ly


titolo originale:
Les misérables


distribuzione:
Lucky Red, MioCinema


durata:
103'


produzione:
Srab Films


sceneggiatura:
Ladj Ly, Giordano Gederlini, Alexis Manenti


fotografia:
Julien Poupard


scenografie:
Karim Lagati


montaggio:
Flora Volpelière


costumi:
Marine Galliano


musiche:
Pink Noise


Trama
Nella periferia di Parigi, la giornata di pattuglia di tre poliziotti si svolge all’intero di tensioni razziali e controllo del territorio in uno scontro sociale sempre sul punto di esplodere.