commedia | Francia (2024)
L'ambientazione di "La gazza ladra" (La pie voleuse in originale), ultimo film Robert Guédiguian, non può più sorprendere in quanto siamo a Marsiglia, città di cui il regista è il maggior cantore e, in particolare, nel villaggio di L'Estaque. Nemmeno i volti possono sorprendere perché Guédiguian gira ancora una volta in compagnia dei suoi attori feticcio, ossia Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin e Gérard Meylan. È incredibile come questo regista, che ha esordito all'inizio degli anni 80, abbia mantenuto salde le coordinate del suo cinema per così tanto tempo da riuscire a mettere in scena le diverse fasi delle esistenze dei propri interpreti, le trasformazioni politiche, sociali ed economiche di Marsiglia, e quindi della Francia, in una continuità tra cinema e vita, sentimenti e militanza politica che permetterebbe una sorta di cronaca comprendente sia la sua generazione, quella di chi è stato giovane durante i fermenti politici e operai e gli orizzonti socialisti degli anni 70, sia della città portuale francese.
Ne "La gazza ladra" la protagonista è Maria (Ascaride) che lavora come cameriera e badante per molti anziani della città: la sua routine è scandita dalla spesa, dalle pulizie, dalla preparazione dei pasti e dalle chiacchiere piacevoli con questi signori. Conosciamo in particolare un anziano arzillo e capriccioso sulla carrozzina (interpretato da Darroussin), che la ama da lontano; una coppia gentile e pacata, benché l'uomo sia preoccupato dai primi segni di demenza della moglie, che quotidianamente attende il ritorno del primo amore deportato dai nazisti durante la guerra; una signora molto sola che vive con l'unico affetto del suo cane. Maria ha un marito senza lavoro e ludopatico (Meylan), una figlia che fa la cassiera, sposata a un camionista spesso via per lavoro, e un nipote in cui lei, appassionata di musica classica, vede un enfant prodige del pianoforte. Per il bambino paga l'affitto dello strumento prima e le lezioni private dopo, così da prepararlo a un esame per una prestigiosa borsa di studio. Almeno questo credono i familiari, perché in realtà Maria si comporta da "gazza ladra" nelle case dei suoi datori di lavoro, facendo la cresta sui soldi della spesa e strappando un assegno in più che viene falsificato per pagare il noleggio del pianoforte. Furti di entità minima che non impattano sulle vite e le finanze dei signori ma che danno un orizzonte di speranza per il futuro del nipote e le permettono di concedersi piccoli piaceri altrimenti impossibili, come un piatto di ostriche ogni settimana. In effetti Maria non ha la stretta necessità di rubare, quei furti non la arricchiscono, sono una reazione a uno stato delle cose ormai immutabile, un placebo rispetto alle storture sociali ed economiche in cui i personaggi sono invischiati e senza apparente possibilità di miglioramento. Maria è una donna apparentemente pacificata che resiste tramite il gesto anarchico del furto, l'ebbrezza di una rivolta solo a lei visibile.
Dopo il tramonto del "sol dell'avvenir" collettivo, certificato da opere crepuscolari e nostalgiche che provano la strada del ritratto di un fallimento generazionale (si vedano "La casa sul mare" e "Gloria mundi"), Guédiguian prosegue sul registro più lieve inaugurato da "E la festa continua!" (che aveva alla base una storia di impegno militante). Ne "La gazza ladra" emerge il lato più giocoso del fare cinema firmato da Guédiguian e il film ne guadagna senza dubbio in sveltezza e leggerezza, soprattutto nei termini di una regia che, nella prima parte, osserva persone e ambienti con lo sguardo del flaneur incantato. Maria che prepara il branzino impanato, lo sfrigolio del pesce che frigge, lo stacco di montaggio su Darroussin che esce nel giardino assaporando gli odori provenienti dalla cucina, il suo primo piano con gli occhi rivolti verso il mare, la sensazione di quiete, il rumore di un aereo di passaggio. Nella costruzione di queste scene lavorate sulla luce del sole di Marsiglia, su una tavolozza limitata di colori che Guédiguian adopera con il gusto per bozzetto a tempera o dell'acquerello en plein air, si sviluppa la mondanità di quello che una volta si sarebbe chiamato proletariato e che il regista osserva con tenerezza e senza moralismi.
In seguito, però, i percorsi individuali dei personaggi si incrociano mettendo in moto quegli elementi melodrammatici che, per quanto minimali, sono essenziali per lo sviluppo dell'intreccio narrativo, mostrando l'esilità della struttura e la strumentalità di alcune svolte di trama. "La gazza ladra" è un film in cui il furto è a fin di bene e dove non c'è alcuna inclinazione alla violenza; persino il personaggio all'apparenza più meschino (il figlio di Darroussin ossessionato dall'eredità e dal padre che potrebbe sperperare i suoi soldi) si redime con un colpo di fulmine, scatenando in realtà un terremoto familiare che, infine, si riassorbe perché il vero amore riesce a limare gli spigoli della vita.
Guédiguian ci regala un'altra cartolina di "socialismo tascabile" da Marsiglia, in cui l'etica e la resistenza della sua visione della vita e del cinema provvedono a un film sincero, leggero, dolce, forse inutile. Come le cose belle della vita.
cast:
Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Grégoire Leprince-Ringuet, Marilou Aussilloux, Robinson Stévenin, Lola Naymark
regia:
Robert Guédiguian
titolo originale:
La pie voleuse
distribuzione:
Officine Ubu
durata:
101'
produzione:
Agat Films & Cie; Ex Nihilo
sceneggiatura:
Robert Guédiguian Serge Valletti
fotografia:
Pierre Milon
scenografie:
David Vinez
montaggio:
Bernard Sasia
costumi:
Anne-Marie Giacalone
musiche:
Michel Petrossian