fantascienza, avventura | Usa/Australia/Canada (2025)
Con "Thunderbolts*" (Jake Schreier, 2025) si conclude definitivamente la Fase Cinque del Marvel Cinematic Universe, che arrancando tra film fallimentari e fan service da incassi miliardari si è trascinata stancamente per quasi due anni e mezzo. I fan della casa produttrice di fumetti più famosa di sempre attendono da tempo un’inversione di rotta, che finora è parsa non arrivare. È curioso però, a tal proposito, che proprio "Thunderbolts*" chiuda questa fase, perché è un film pensato e realizzato come una sorta di punto zero nella saga, un nuovo inizio. E che, sorprendentemente, si allontana dai deliri cui abbiamo assistito ultimamente in casa Disney presentandosi come un prodotto ben fatto ma soprattutto con un obiettivo chiaro che viene perseguito per tutta la durata della pellicola.
Le fondamenta narrative di "Thunderbolts*" sono in costruzione almeno da "Black Widow" (Cate Shortland, 2021), in cui veniva introdotto il personaggio di Yelena Belova, sorella acquisita di Natasha Romanov nonché nuova Vedova Nera, ma a ben vedere il personaggio principale di questo nuovo gruppo sgangherato di eroi è, almeno sulla carta, Bucky Barnes a.k.a. Winter Soldier, il cui arco narrativo prosegue come minimo da "Captain America: The Winter Soldier" (Anthony e Joe Russo, 2014), ma in realtà già da "Captain America – Il primo vendicatore" (Joe Johnston, 2011); gli altri protagonisti sono stati via via introdotti in opere successive (ad esempio John Walker fa la sua apparizione nella serie "The Falcon and the Winter Soldier", Kari Skogland, 2021), cementificando l’idea di dar vita a un gruppo di supereroi non convenzionale. Forse il film ha giovato di questa lenta progressione, consentendo agli sceneggiatori di scrivere dei personaggi con dei profili psicologici quantomeno credibili se non del tutto convincenti.
[SEGUONO SPOILER]
Liberiamoci subito dell’elefante nella stanza. A circa un mese dall’uscita nelle sale non è più un segreto che i suddetti Thunderbolts saranno gli eredi degli Avengers – anzi, come viene sottolineato nel finale, sono i nuovi Avengers, il che spiega l’asterisco al titolo del film. L’idea, lungi dall’essere geniale come alcuni non hanno fatto a meno di definirla, è indubbiamente, passatemi il termine, paracula. Alla Marvel si sono da tempo accorti che il principale motivo per cui la curva dell’interesse nei confronti dei loro prodotti è in calo è la disaffezione crescente che gli spettatori nutrono verso i personaggi. Da questo punto di vista l’operazione "Thunderbolts*" è doppiamente efficace, perché recupera quei pochi – pochissimi – protagonisti che hanno lasciato un segno negli ultimi film, li unisce a un eroe molto amato come Bucky Barnes e attribuisce loro il titolo di nuovi Avengers, il che, va da sé, lavora sull’elemento nostalgico che la sola invocazione di questo nome si porta appresso. Dal punto di vista della gestione della proprietà intellettuale, dunque, l’operazione è riuscita. Ciò che sorprende, tuttavia, è che il film funziona anche come prodotto cinematografico avulso dalle logiche di mercato.
Innanzitutto sotto il profilo narrativo. La suddivisione dei ruoli – e conseguente minutaggio – è ben orchestrata: la protagonista è a tutti gli effetti la nuova Vedova Nera di Florence Pugh, il che le conferisce uno sviluppo psicologico degno di questo nome; a farle da spalla interviene ovviamente Winter Soldier, che fa un po’ da architrave della sceneggiatura, un anello di congiunzione che tiene insieme questo gruppo eterogeneo di ex-criminali; infine, seppur inizialmente presentato come personaggio secondario, Bob, con le sue trasformazioni in Sentry prima e The Void poi, diventa il nucleo drammatico centrale del film. E l’interesse per "Thunderbolts*" sta tutto qui.
La mancanza fondamentale degli ultimi prodotti Marvel, e invero causa di trame e sviluppi sconclusionati, derivava essenzialmente dall’assenza di un tema portante su cui intrecciare gli eventi del racconto. Qui il tema è presente e ben definito sin dall’inizio, in una prima fase grazie all’approfondimento del fatal flaw alla base del personaggio di Yelena, il quale poi si riflette e si interseca con il trauma esistenziale di Bob. Per una volta non è una qualche mira di potere egoriferita a definire l’antagonista – seppur a dirla tutta il vero avversario dei nuovi Avengers non è Bob ma Val, lei sì tratteggiata tramite le solite ambizioni personalistiche – ma il dramma interiore.
I protagonisti di "Thunderbolts*" sono la depressione, l’ansia, la perdita, il senso di solitudine e la paura del vuoto. Il che si riflette nettamente sul potere esercitato da Bob e sulla maniera di esercitarlo. La sua trasformazione in The Void lo precipita in un buco nero di segregazione e senso di colpa, cui lui risponde inghiottendo letteralmente nel vuoto mezza New York, condannando i cittadini a patire le medesime sofferenze da lui subite.
A livello visivo questa complessa dinamica psicologica è trascritta facendo emergere un lato oscuro abbastanza inedito – almeno nel breve termine – in un film Marvel: a un certo punto assistiamo addirittura alla morte ingiustificata di una bambina, cosa di per sé audace per un prodotto che vive sotto l’egida della Disney. L’unica salvezza dalla sommersione nell’ombra è, molto banalmente seppur molto efficacemente, il formarsi di un’identità di gruppo. La soluzione alla solitudine è la scoperta di un nucleo familiare che va a sostituirsi all’assenza genitoriale. L’unione fa la forza, in pratica. Semplicistico, certamente, ma non è poco per un film Marvel, soprattutto di questi tempi.
E poi c’è tutto il resto: l’azione coreografata decentemente, gli attori tutto sommato in parte (svettano su tutti Florence Pugh e David Harbour, che ormai è destinato a diventare la nuova mascotte del MCU, pur con qualche rischio viste le sue origini russe), uno svolgimento non prolisso e mai eccessivamente didascalico (spiegoni non pervenuti, per fortuna), un intrattenimento ben dosato tra comicità e dramma e l’insegnamento morale che, fastidioso quanto vogliamo, non manca mai in questo tipo di produzioni.
Che sia davvero una rinascita? Il prossimo sarà "I Fantastici Quattro - Gli inizi", previsto per luglio…
cast:
Florence Pugh, Sebastian Stan, David Harbour, Wyatt Russell, Lewis Pullman, Julia Louis-Dreyfus
regia:
Jake Schreier
distribuzione:
Walt Disney Studios Motion Pictures
durata:
126'
produzione:
Marvel Studios
sceneggiatura:
Eric Pearson, Joanna Calo
fotografia:
Andrew Droz Palermo
scenografie:
Grace Yun, Rory Bruen, Gene Serdena
montaggio:
Harry Yoon, Angela M. Catanzaro
costumi:
Sanja Milkovic Hays
musiche:
Son Lux