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Una boccata d'aria fresca dal cinema

Questa settimana a rinfrescarci dalla calura estiva non ci penserà il condizionatore, bensì il palinsesto televisivo, che, per quanti anelano a trovare qualcosa di interessante da guardare in tv, sarà una vera e propria boccata d'aria fresca.

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Domenica 29 Giugno


La maledizione dello scorpione di giada
di Woody Allen (21.05, Iris). Come già accaduto la settimana scorsa, Iris propone un film del regista newyorkese. Stavolta si tratta di un evidente omaggio al noir degli anni  40, dove la coppia Allen-Hunt ricalca la mitica Tracy-Hepburn. Scorrendo la copiosa filmografia degli anni zero, la proposta di stasera rientra tra i film meglio riusciti del nostro Woody.

Arca russa
di Aleksandr Sokurov (23.15, Rai5). La definizione di arte cinematografica ha acquistato con Sokurov uno dei suoi relatori più ambiziosi. Affamato a tal punto da voler superare i confini del possibile nel cinema, imbraccia la sua videocamera digitale e si aggira per l'Hermitage di San Pietroburgo dove filma un lungo, ininterrotto, piano-sequenza di 90 minuti. Etereo come una danza e necessario come la Storia.

L'uccello dalle piume di cristallo
di Dario Argento (23.20, Rai3). Nel 1970 esordisce con questo film quello che sarà considerato il maestro più famoso e tutto-italiano del cinema di genere nostrano. Introiettata la lezione di Bava, Argento si avvia a personalizzare il giallo, tant'è che non si contano più i tentativi di imitazione. Colonna sonora di Ennio Morricone.

Tomboy
di Cèline Sciamma (0.05, LaEffe). La regista si muove in punta di piedi per restare in equilibrio su un pericolante terreno: la preadolescenza, quel momento così fragile dell'esistenza in cui si sta per scambiare il gioco con la disillusione del mondo adulto e in cui Laure è chiamata a fare i conti con la sua identità di genere. Laure rifiuta i vestitini e preferisce sentirsi Mickael.

La grande abbuffata
di Marco Ferreri (1.05, Iris). Un capolavoro allegorico, eccessivo e strabordante come i suoi protagonisti. Quella all'indomani del boom economico, è una società depravata che ha abdicato all'ingordigia, dove la coscienza etica è una scoria da espellere al pari di una qualsiasi funzione corporale. Disumanizzata e selvatica, è quello che resta  quando dell'uomo permane il corpo.


Lunedì 30 Giugno


Breakfast Club
di John Hughes (20.50, ClassTV). Il profeta del Brat-Pack e il suo testo sacro nel filone generazionale. Un film su cinque teenager degli anni 80 costretti a passare il sabato in biblioteca e che finiranno a riflettere di sé e conoscersi. Per chi apprezza, le inevitabili sfumature topiche da generazione X non saranno un ostacolo. 

Intervista con il vampiro
di Neil Jordan (Italia2, 21.10). C'è ancora qualcuno che non ha visto questo film? Se sì, è l'occasione giusta per fare massa. Del resto, i vampiri di Anne Rice con l'insolita coppia Brad Pitt-Tom Cruise, hanno avuto un successo commerciale invidiabile, con 230 milioni di incasso. Come si conviene, il vampirismo usa la forme del fantastico per decontestualizzare i sottotesti.

Anatomia di un omicidio
di Otto Preminger (La7, 21.10). Tutto è perfetto e reso ad arte, dalla locandina di Saul Bass alla colonna sonora di Duke Ellington. Un legal drama articolato e complesso, arricchito dal ritmo serrato del dibattimento, che rende bene l'ambiguità che intercorre tra verità storica e processuale.

L'estate di Kikujiro
di Takeshi Kitano (21.10, LaEffe). Un film lieve e giocoso con la struttura del road movie.  Masao è un bambino alla scoperta della violenza del mondo e il suo accompagnatore l'archetipo dell'uomo ‘vissuto'. Siamo lontani dallo Yakuza movie à la Sonatine e molto più vicini alla favola.

Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti (21.35, Rai Storia). La questione meridionale attraverso il punto di vista  di una famiglia che si trasferisce in cerca di fortuna al nord. Un altro affresco impietoso e lucido dell'Italia del tempo (?) da parte di uno dei cineasti più arguti e realisti. Il film è del 1960, lo stesso anno de "La dolce vita". Scontentò la critica, ma non il pubblico.


Martedì 1 Luglio


Il colore viola
di Steven Spielberg (23.00, Rete4). Non il miglior Spielberg e, invero, un film che rischia di cadere più volte nel drammone da lacrima facile e recidiva. Al centro del plot due donne e la loro lotta nella società schiavista degli anni 20.

La tigre e il dragone
di Ang Lee (23.05, Rai Movie). La Cina del XIII secolo (con l'avvento della dinastia Qing) è il fondale di un melodramma di scarso interesse che ha fatto da apripista al wuxiapian in Occidente. I combattimenti, coreografati da Yuen Wo Ping ("Matrix"), sono spettacolari e rianimano la poca curiosità ancora in vita.


Mercoledì 2 Luglio


La ragazza del lago
di Andrea Molaioli (21.00, Iris). Un esordio alla regia con un film atipico per il nostro panorama cinematografico attuale. Incentrato su un mistero, la morte di una ragazza, è la rappresentazione inusitata di una  provincia umbratile e mesta. Se si è in grado di chiudere un occhio di fronte alla deriva televisiva dei film made in italy si può trascorrere una discreta prima serata.

Una pura formalità
di Giuseppe Tornatore (Iris, 22.45). Quando Tornatore si è cimentato con il noir e le atmosfere kafkiane ha dato il meglio di sé. La prova è questo film, un incubo claustrofobico sorretto dal duetto Depardieu-Polanski. 


Venerdì 4 luglio


Il genio della truffa
di Ridley Scott (21.05, Iris). Dopo un po' di inciampi e vani tentativi di rinverdire la tradizione del kolossal, il regista britannico ha incontrato una felice parentesi con questa commedia "gialla", fatta di equivoci, interpretazioni altezzose e sopra le righe e giochi a incastro. Nulla è come sembra, eppure tutto è prevedibile. Ma è una di quelle visioni che arrivano lisce e piacevoli fino alla fine.

Pane, amore e...
di Dino Risi (21.05, Rai 3). Terzo episodio delle avventure sentimentali del maresciallo Carotenuto con due sostanziali novità: in cabina di regia Comencini lascia il posto a Risi e Gina Lollobrigida viene sostituita da Sofia Loren: l'esito è più o meno sulla falsariga dei film precedenti. Un'onesta commedia nazional-popolare.

Closing the Ring
di Richard Attenborough (21.10, La 7). Il buon vecchio autore del biopic su Gandhi torna nel nuovo millennio dietro la macchina da presa per un melodramma di quelli placidi e rassicuranti che il cinema inglese ci ha sempre aiutati a vedere. Nulla di nuovo sotto il sole: Storia e amore che si intrecciano, ma grande cast di giovani e vecchie stelle del cinema. Certo, continuiamo a preferire sir Richard davanti e non dietro la cinepresa.

In me non c'è che futuro - Ritratto di Adriano Olivetti
di Michele Fasano (21.15, Rai 5). Singolare documentario-fiume diretto da un allievo prediletto di Tonino Guerra. Un reportage fatto di solo materiale originale d'archivio per ricostruire la biografia di uno dei più indiscutibili innovatori della storia italiana.

Le idi di marzo
di George Clooney (21.15, Rai Movie). È l'ambizioso ritorno da regista della star hollywoodiana, qui impegnato nel tentativo di ripercorrere le orme dei padri nobili della New Hollywood anni 70. È solido cinema di impegno civile, quello di Clooney che, per stare al passo con i tempi, ibrida il tutto con i generi cinematografici a lui più congeniali, dal thriller fino al noir.

Amistad
di Steven Spielberg (23.00, Rai Movie). Pregi e difetti del cinema spielberghiano. Manicheo, idealista, autocensurato nella messa in scena. Eppure così sinceramente enfatico, smodatamente ambizioso. Nella prima parte, silenziosa e dolorosa, c'è quello stile raggelante che il regista americano raffinerà in futuro raggiungendo vette impensabili. Nella seconda parte, processuale e di ricostruzione storica, il film rischia di affondare sotto i colpi del qualunquismo.

Il selvaggio
di Lazlo Benedek (23.20, La 7). Una delle interpretazioni giovanili di Marlon Brando più suggestive. Come James Dean in "Gioventù bruciata", anche lui dà volto e voce a una generazione oppressa dalle aspettative e dal pregiudizio. Il dramma di provincia di Benedek si muove bene tra gli spazi angusti di una realtà pronta a condannare il diverso.

L'arrivo di Wang
dei fratelli Manetti (23.20, Rai 4). Il cinema dei Manetti Bros sta ormai raggiungendo livelli davvero impensabili. Il loro è un ammirevole viaggio attraverso i generi cinematografici, rivisitati in chiave italica con virtuosismo e grande passione. Qui sono alle prese con una fantascienza di "baviana" memoria, low budget e che fa della fantasiosa messa in scena il punto di forza.

La guerra di Charlie Wilson
di Mike Nichols (23.50, Rete 4). Alle prese con i bassifondi della politica di Washington, il navigato cineasta newyorchese punta su una sceneggiatura grottesca che, tra un sorriso ghignante e l'altro, non perde occasione di mostrare ciò che altrimenti sarebbe impossibile da mostrare. Il protagonista, interpretato da Tom Hanks, riesce a passare quasi per eroe pur agendo per loschi interessi personali.


Sabato 5 luglio

Factor 8 - Pericolo ad alta quota
 di Rainer Matsutani (21.10, Mediaset Italia 2). Film per la tv tedesca, diretta da un onesto e solido conoscitore del mezzo, è un thriller buono per le afose serate estive di weekend: claustrofobico quanto basta, ambientato su un aereo in viaggio dove si diffonde uno strano virus, con un'eroina al femminile con l'ingrato compito di sbrogliare la matassa.

Everest
di Graeme Campbell (21.30, La 7d). Film di orgoglio canadese, una robusta pellicola d'avventura che racconta della prima spedizione del Paese nordamericano in cima al mondo. C'è una parte da coprotagonista anche per Jason Priestley, l'ex Brandon Walsh che tutti noi abbiamo amato (o odiato).

Il conte Max di Giorgio Bianchi (23.00, Iris). Più importante che bello, più lodevole per l'impegno che realmente riuscito, il film di Bianchi è l'occasione delle occasioni: mettere Alberto Sordi al centro della Roma un tempo sognata e poi decaduta dell'alta società e lasciare che il suo estro e la sua verve facciano il resto. C'è anche il fascino del confronto con il capostipite degli anni 30 interpretato da Vittorio De Sica.


Francesca d'Ettorre