Ondacinema

recensione di Giuseppe Gangi
7.0/10
"Perdona e dimentica", sesto lungometraggio di Todd Solondz, è per stessa ammissione del regista americano una sorta di sequel di "Happiness", opera che lo consacrò definitivamente come nume del cinema indipendente americano. Al contrario del canonico seguito, vengono presentati attori diversi e in relazione a questo anche sfasature cronologiche - per certi personaggi sembra essere passato più tempo rispetto ad altri.

Il titolo originale, "Life During Wartime", la vita durante la guerra, ci fornisce attraverso l'avverbio "durante" le coordinate su cui si muove la pellicola. "Perdona e dimentica" è composto da intervalli: nel mondo sempre più a sé stante di Solondz, e forse per questo spietatamente attaccato alla contemporaneità, si vive di intermezzi d'amore, pause di riflessioni, fughe mentali, terribili ritorni alla realtà. Il regista asseconda quest'idea strutturando il film con episodi che si sommano e si ripetono, rischiando di appiattire il film sotto un profilo drammaturgico.

Assodata l'impossibilità della felicità, si affronta il peso della memoria nella coscienza individuale e collettiva. Si pensi a Trish che cresce i figli più piccoli con la verità che il padre, in galera per pedofilia, sia morto: il fatto che il figlio Timmy scopra casualmente chi fosse il padre scoperchia l'orrore nascosto. Al contrario però dell'esplosione rabbiosa che ci poteva essere in "Festen" di Vinterberg, Solondz constata le situazioni senza commentarle, se si eccettua l'uso d'una fotografia policroma che alterna tonalità pastello per i luoghi della famiglia Jordan (trasferitasi in Florida), che continuano in una spensieratezza di facciata, e colori più freddi per l'apparente ritorno alla vita dell'ex-marito Bill.
E poi l'ironia ovviamente, nerissima, posta al ribasso nel tentativo di mettere sempre più a disagio lo spettatore, anche se il tempo sembra aver usurato la cattiveria dell'autore. Nella serie di serrati dialoghi, spicca il prologo dedicato alla frattura tra Joy e Allen, che parte come una ricomposizione su un discorso già iniziato e si conclude con un'esplosione (Allen viene riconosciuto dalla cameriera come l'uomo che l'aveva molestata per telefono). Ed è da qui che parte il viaggio di Joy alla ricerca di una nuova se stessa e della sua famiglia: la guerra oltre a essere politica è naturalmente esistenziale e si combatte giorno per giorno. Se è indubbio che i fantasmi della nostra memoria ci perseguiteranno a vita, come ci sottolinea un po' retoricamente con gli squarci onirici di Joy, che dialoga coi suoi amori passati (a miglior vita), nel finale la richiesta di Timmy di fare un passo indietro, di poter perdonare ed essere perdonato sembra far aprire i personaggi di Solondz a una parziale speranza.

"Perdona e dimentica" si conclude quindi con il Bar Mitzvah di Timmy, che deplora l'ultimo suo errore da bambino (aver fatto credere alla madre che Harvey l'avesse "toccato") e reclama suo padre. Ed è infatti nella parabola di Bill che si percepisce il peso della colpa: uscito di galera, sentendo la propria responsabilità, la grave eredità, prima di scomparire dalla vita dei suoi cari si accerta che il figlio maggiore non sia rimasto deviato, segnato dai suoi geni. Dopodiché muore, non si sa come, ma lo si vede attraversare la strada sullo sfondo, nel finale, per poi smaterializzarsi. Anche lui un fantasma che ci perseguiterà, perché si può perdonare o dimenticare ma non entrambe le cose.


19/07/2010

Cast e credits

cast:
Shirley Henderson, Allison Janney, Ciarán Hinds, Michael Lerne, Dylan Riley Snyder, Ally Sheedy


regia:
Todd Solondz


titolo originale:
Life During Wartime


distribuzione:
Archibald Enterprise Film


durata:
96'


produzione:
Werc Werk Works


sceneggiatura:
Todd Solondz


fotografia:
Edward Lachman


scenografie:
Roshelle Berliner


montaggio:
Kevin Messman


costumi:
Catherine George


musiche:
Doug Bernheim


Trama
Il passato infesta il presente e mette a repentaglio il futuro della famiglia Jordan, un mondo in cui ci sono fantasmi che si aggirano e incombono, affliggono e confortano ognuno dei suoi appartenenti. La questione del perdono e dei suoi limiti si fa strada attraverso una serie di storie d'amore, offrendo chiarezza e, forse, alternative alle comodità del dimenticare. C'è Joy, che scopre che suo marito Allen non è proprio guarito dal particolare "male" che lo affligge e se ne va, cercando consolazione e consiglio dalla propria madre e dalle sorelle; il suo pretendente di un tempo, Andy, ora defunto, ma che non ha mai abbandonato il suo tentativo di conquistare il cuore di Joy; sua sorella Trish, che incontra Harvey, un divorziato solitario, all'apice del pensionamento, e spera che un nuovo uomo in casa possa portare stabilità alla sua fragile famiglia; sua sorella Helen, che si sente immolata sia alla famiglia sia al suo successo a Hollywood; sua madre, Mona, che non riesce a liberarsi dal rancore che prova nei confronti degli uomini; il figlio di Harvey, Mark, che lotta contro l'isolamento sociale e contro un profondo pessimismo; Bill, l'ex marito di Trish, appena rilasciato dal carcere, che tenta strenuamente di ristabilire il contatto con il figlio Billy; e Jacqueline, la donna bisognosa che rinuncia alla prudenza nella sua disperata ricerca dell'amore