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recensione di Alex Poltronieri
6.0/10

Troppo spesso liquidati come semplici mestieranti della commedia goliardica, i fratelli Bobby e Peter Farrelly sono stati tra i registi più interessanti delle due passate decadi. Di pellicola in pellicola, a partire dal fortunato esordio con "Scemo e più scemo" nel 1994, hanno dimostrato di avere le idee ben chiare su cosa fosse per loro il cinema, e come si rapportasse alla vita, e all'America di quegli anni. La loro visione distorta e demente degli Usa, dai ritardati di "Scemo e più scemo" al poliziotto schizofrenico di "Io, me & Irene", ha segnato indelebilmente la cinematografia comica recente, imponendoli come genuini outsider della settima arte. Le provocazioni del celebre "Tutti pazzi per Mary", così come tante altre crudeli gag del loro cinema, in realtà celano un messaggio di accettazione all'inverso della diversità, nel cinema dei Farrelly lo sberleffo investe chiunque, indiscriminatamente. 

Freaks
, ciccioni, minoranze etniche, attori diversamente abili, i loro film sono zeppi di piccoli, spassosi, ruoli riservati agli amici "speciali" dei registi. Dopo il geniale cartoon "Osmosis Jones" (che metteva in guardia gli Usa dagli stravizi di un alimentazione sregolata), il percorso dei Farrelly raggiunge la propria apoteosi con la sottovalutata commedia "Fratelli per la pelle" ("Stuck on You") che è il loro film più personale, sincero e provocatorio (l'anormalità fisica di due fratelli congiunti a confronto di quella psicologica dello star system hollywoodiano). Da allora in poi i Farrelly paiono rabbonirsi e standardizzarsi, realizzando commedie mainstream insapori ("L'amore in gioco"), o pallide imitazioni del loro cinema del passato ("Lo spaccacuori"), incapaci di graffiare come un tempo. Tant'è che in "Libera uscita", nonostante un paio di gag corporali delle loro, sembrano scimmiottare il cinema "dei vitelloni" alla Judd Apatow, rifugiandosi in morali familiste che da loro non ci si sarebbe mai aspettati. Sul finire dello scorso decennio, mentre le loro volgarità sono superate a destra e sinistra dalle varie "Notti da leoni", i Farrelly guardano al passato e realizzano un progetto accarezzato da tempo, "I tre marmittoni" ("The Three Stooges"), aggiornamento al presente, e omaggio al trio comico popolarissimo negli Usa, specializzato nelle gag slapstick tanto care ai Farrelly (ma anche a Sam Raimi, i fratelli Coen...). Una pellicola tutto sommato fallimentare, che non riesce a trasportare nella contemporaneità l'idiozia del terzetto. 

A corto di successi al botteghino, i Farrelly tornano ora con il primo sequel della loro carriera, "Scemo e più scemo 2", esattamente a vent'anni dal prototipo, al servizio di due divi in declino, anch'essi paurosamente a corto di consensi. Diciamo che visto l'ottimo esordio in patria, questo film dovrebbe permettere ai registi, così come a Jim Carrey e Jeff Daniels, di dedicarsi nell'imminente futuro a pellicole più originali e sentite, perché, non si sa se consciamente o meno, questo seguito pare il remake, nostalgico e teorico, del capostipite. A partire dalla medesima struttura da film on the road, e tra gag riciclate dal predecessore (comprese le sequenze "oniriche" sulle fantasie dei protagonisti), volgarità che lasciano il tempo che trovano (il solito corollario di pipì, pupù, bava e liquidi seminali), e un paio di trovate effettivamente esilaranti (l'incapacità dei due di distinguere il mittente dal ricevente su una lettera ricevuta...), il film presenta pregi e difetti presenti da sempre nel cinema dei fratelli, come la durata eccessiva, e una sottotrama "gialla" (con un misterioso pacchetto che deve essere consegnato alla figlia di uno scienziato) davvero tirata per i capelli.

Al contempo però i registi sono sinceri nel tessere il loro demenziale elogio dell'amicizia virile, e rispetto al primo episodio, si concedono un paio di parentesi sul trascorrere del tempo, più profonde di quel che sembra. Perfettamente congeniali gli interpreti che mostrano sul volto tutti i segni del decadimento fisico e dei vent'anni trascorsi dalla prima pellicola. Se Jeff Daniels con il suo personaggio più naif e spensierato regge abbastanza bene il confronto col passato, la proverbiale "faccia di gomma" di Jim Carrey appare invece piuttosto stanca e malinconica, indice di un personaggio che a dispetto di una serie di ruoli demenziali e coloriti non ha mai nascosto una seconda anima più minimalista e umana. Insomma, un sequel che pare indirizzato principalmente ai fan del film del '94, in cui si sorride, ma non si ride mai, e dove la comicità dei Farrelly e del duo di interpreti appare ormai tragicamente anacronistica e fuori posto. 
Resta poco altro da segnalare: l'apparizione di una Kathleen Turner ormai irriconoscibile, e un folle cameo di Bill Murray tutto da scoprire, e che spetterà alla buona vista del pubblico svelare.


03/12/2014

Cast e credits

cast:
Jim Carrey, Jeff Daniels, Rob Riggle, Laurie Holden, Rachel Melvin, Steve Tom, Don Lake, Kathleen Turner, Bill Murray


regia:
Bobby Farrelly, Peter Farrelly


titolo originale:
Dumb and Dumber To


distribuzione:
01 Distribution


durata:
109'


sceneggiatura:
Sean Anders, Mike Cerrone, Bobby Farrelly, Peter Farrelly, John Morris, Bennett Yellin


fotografia:
Matthew F. Leonetti


scenografie:
Aaron Osborne


montaggio:
Steven Rasch


costumi:
Karen Patch


musiche:
Empire of the Sun


Trama
Vent'anni dopo, Harry e Lloyd, più scemi che mai...
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