Ondacinema

recensione di Emanuele Richetti
7.0/10

Avevamo lasciato i giocattoli di "Toy Story" intenti a salutare per l’ultima volta Andy e, con lui, tutti i ricordi passati piacevolmente assieme. Non era l’epilogo definitivo delle loro avventure, non lo è mai stato nemmeno nelle intenzioni degli autori: attorno a quei personaggi ruota un universo commercialmente – e narrativamente – troppo importante perché venga abbandonato. Sappiamo quanto "Toy Story" abbia mutato senza possibilità di ritorno il panorama del cinema d’animazione a partire proprio da quel primo, sperimentale capitolo, tecnicamente insieme acerbo e avanguardistico. Era il 1995 e quattro anni più tardi sarebbe arrivato anche il seguito (per chi scrive, il film migliore della serie), il quale non solo sviluppava il potenziale comico del predecessore, ma gettava anche le basi per quelle riflessioni più adulte poi approfondite nel terzo lungometraggio. È il 2010 quando esce “Toy Story 3”, e sembra la dimostrazione di come alla Pixar non sappiano produrre pellicole sotto al livello d’eccellenza. Da lì in poi però, qualcosa inizia a scricchiolare, con film deludenti, spesso stanchi e poco convincenti; l’unica eccezione è probabilmente rappresentata da “Inside Out”, tra le vette raggiunte dallo studio americano. E se né “Coco” né “Gli Incredibili 2” sembravano aggiungere nulla di particolarmente nuovo rispetto alle precedenti creature della Pixar, sbalordendo prettamente sotto il profilo tecnico, con “Toy Story 4” la casa di produzione è chiamata a ritornare ai fasti qualitativi del passato.

Quello di “Toy Story” rimane l’universo più ricco e “forte” della Pixar, il migliore nello stimolare la creatività dello studio: probabilmente è con questa serie che il genio della casa statunitense ha dato il meglio di sé, tra indimenticabili intuizioni visive e di scrittura. “Toy Story 4”, fortunatamente, non fa eccezione, grazie soprattutto alla ripresa di elementi da screwball comedy già prepotentemente presenti nel secondo capitolo. Dopo un terzo infatti maggiormente cupo e introspettivo, capace di spaziare tra generi estremamente differenti (dalla commedia slapstick all’horror passando per il prison movie) con grande disinvoltura, le nuove avventure di Woody e Buzz segnano in primis il ritorno di una penna che, ultimamente, aveva perso di brillantezza e arguzia. Le classiche new entries (Forky, Bunny e Ducky, Duke Caboom) danno nuova vivacità alla narrazione e sono, molto semplicemente, divertenti. Meno convincenti, a questo giro, sono invece proprio i personaggi storici: se Woody, Buzz e Bo Beep conoscono evoluzioni psicologiche poco coerenti con i capitoli precedenti, i restanti giocattoli vengono sostanzialmente eliminati dal racconto principale.

Sappiamo quanto sia difficile mantenere inalterata la psicologia dei personaggi a ogni nuova uscita, così come conosciamo la necessità di qualche cambiamento caratteriale al fine di dare il via ad avvenimenti sempre freschi e interessanti. Fa storcere il naso però vedere Buzz avere difficoltà nell’impartire un semplice comando ai compagni dopo che, in “Toy Story 2”, era stato a capo della spedizione per la salvezza di Woody; e fa storcere il naso pure il suo improvviso abbassamento dei livelli di intelligenza e autocoscienza. Possiamo poi dire come nemmeno la scelta decisiva di Woody, in prossimità del finale, brilli per coerenza (e anzi sembri dettata da scelte principalmente commerciali, in previsione di un futuro rinnovamento della serie), soprattutto dopo anni passati a ribadire il suo attaccamento ai bambini e al gruppo-famiglia. Certo, nulla di paragonabile alla completa – e puramente votata al fan service – riscrittura di certi personaggi nell’ultimo “Avengers: Endgame”, per restare in tema Disney, ma impossibile ignorare una punta di fastidio. “Toy Story 4” è uno dei film Pixar più divertenti degli ultimi anni e, per quanto manchi quel momento tipico dello studio californiano capace di bagnare gli occhi persino del cinefilo più insensibile, anche uno dei più emozionanti. Tecnicamente, infine, “Toy Story 4” appare davvero prodigioso. Il livello di dettaglio raggiunto dai creatori è francamente impressionante e le animazioni dei giocattoli non sono mai sembrate così realistiche (appare lontano il tempo in cui Woody imbastiva uno spettacoletto davanti a Jesse e Bullseye, uscendo da una semplice scatola di cartone, e la naturalezza dei suoi movimenti lasciava senza parole).

Insomma: il cuore di “Toy Story” è sempre vivo e pulsante e anche il quarto viaggio – nonostante la formula inizi a mostrare un po’ la corda e segni di ripetitività – nell’universo narrativo dei giocattoli parlanti conferma l’elevata qualità della serie, consegnandoci probabilmente il miglior film Pixar da “Inside Out” in poi. In fondo è sempre un piacere tornare a essere cullati dal soffice abbraccio di questi freaks, che abbiamo visto cambiare con il passare delle nostre stagioni. E poter allora tornare bambini, anche se per pochi minuti, quando l’idea di giocare con un tirannosauro di plastica sembrava il sogno più dolce.


29/06/2019

Cast e credits

cast:
Tom Hanks, Tim Allen, Annie Potts, Tony Hale, Jordan Peele, Keanu Reeves, Christina Hendricks, Keegan-Michael Key, Joan Cusack


regia:
Josh Cooley


distribuzione:
Walt Disney Studios Motion Pictures


durata:
100'


produzione:
Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures


sceneggiatura:
Andrew Stanton, Stephany Folsom


scenografie:
Bob Pauley


montaggio:
Axel Geddes


musiche:
Randy Newman


Trama
Woody è sempre stato fiducioso riguardo al suo posto nel mondo e che la sua priorità fosse prendersi cura del suo bambino, che si tratti di Andy o di Bonnie. Ma quando Bonnie aggiunge un nuovo giocattolo riluttante chiamato “Forky” nella sua stanza, un’avventura di viaggio insieme a vecchi e nuovi amici mostrerà a Woody quanto può essere grande il mondo per un giocattolo.
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