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recensione di Claudio Zito
7.0/10
È ancora il Salento il territorio d'elezione per il nuovo romanzo in immagini di Edoardo Winspeare; e il ripiegarsi nella dimensione locale è finanche più accentuato del solito. Si usa dire che il grande artista parli del proprio quartiere per parlare del mondo intero; il Nostro, che forse grande ancora non è (ma sottovalutato è di sicuro), parte dalla dimensione internazionale della crisi economica, per approdare alla valorizzazione delle tradizioni di quel finis terrae rappresentato dalla zona di Leuca, tra Giuliano di Lecce, Corsano e Tricase.

In concreto, "In grazia di Dio" è la storia della famiglia di quattro donne che riaprono una vecchia masseria e si dedicano all'agricoltura e persino al baratto, dopo che l'azienda di famiglia è costretta alla chiusura, per effetto sopratutto della concorrenza cinese. Il ritorno alla terra (e alle radici), è narrato da una prospettiva marcatamente femminile, come attesta anche l'ultima, significativa inquadratura, un piano d'insieme del loro abbraccio, che è a sua volta l'abbraccio virtuale dell'autore alle sue creature.

Tra i tanti personaggi del film c'è chi cerca lavoro all'estero (Vito), chi sogna di sfondare nel cinema grazie a Ferzan Ozpetek (Maria Concetta), chi finisce in prigione (Crocifisso). Il riscatto arriva recuperando la genuina manualità di gesti desueti, nel contesto di un'amena località ambita dagli imprenditori del turismo, che però vanno incontro a una tenace, inaspettata, apparentemente irrazionale resistenza. La nuova dimensione sociale e ambientale è anche l'occasione per recuperare legami interpersonali gravemente logorati.

A raccontarlo, il film più sembrare schematico e retorico (idem a leggere le note di regia del pressbook). Niente di più lontano dal vero. Lo sviluppo non banalizza alcuna delle suddette difficoltà sociali né semplifica le tensioni relazionali: i caratteri spigolosi non vengono certo smussati.
In crescendo, e malgrado qualche ridondanza (la durata, anomala per analoghi film italiani, di 127 minuti è però indice di autonomia produttiva e di coraggio), Winspeare firma un affresco di notevole senso del realismo e sensibilità antropologica.
Siamo insomma ben al di sopra della media delle opere finanziate dalla Apulia Film Commission.

Il regista di "Galantuomini" si concede una sequenza che sa di autoparodia delle imprese criminali dei protagonisti dei suoi film passati; ma regala anche almeno un momento da incorniciare: l'incontro tra Adele (il personaggio forse principale: ma parliamo di un film corale quanto femminile) e il suo timido ex compagno di scuola e spasimante Stefano (unico uomo ad avere un approccio costruttivo verso la famiglia, e che viene respinto), magistrale per come restituisce con ironia ("ti ricordi, al concerto dei Dik Dik...?") l'imbarazzo della situazione.

Molto interessante, inoltre, la figura di Salvatrice, matriarca (vedova) che cerca di tenere insieme i frammenti impazziti della famiglia (c'è anche la figlia di Adele, giovanissima - e ripetente - che resta incinta e fatica a capire chi è il padre) e al contempo vive una nuova storia d'amore in tarda età, suggellata dal matrimonio: prospettiva estranea o nefasta (il marito di Adele è il carcerato) per le discendenti.

Diversi, dunque, i momenti di "In grazia di Dio" da ricordare; ma sono sopratutto i personaggi (tutti, senza eccezione interpretati da non professionisti ottimamente diretti, salvo qualche sporadico calo), è sopratutto l'umanità amorevolmente raccontata a restare impressa nella memoria dello spettatore come di rado accade al cinema.
31/03/2014

Cast e credits

cast:
Angelico Ferrarese, Gustavo Caputo, Barbara De Matteis, Anna Boccadamo, Laura Licchetta, Celeste Casciaro


regia:
Edoardo Winspeare


distribuzione:
Good Films


durata:
127'


produzione:
Saietta Film


sceneggiatura:
Anna Boccadamo, Alessandro Valenti, Edoardo Winspeare


fotografia:
Michele D'Attanasio


montaggio:
Andrea Facchini


costumi:
Alessandra Polimento


Trama
Una famiglia di "fasonisti" salentini confeziona capi di abbigliamento per le grandi aziende del Nord ma per via della crisi economica che interessa l'Italia è costretta a chiudere la propria attività e a trasferirsi in campagna. Qui, la coraggiosa Adele convince la figlia Ina e la sorella Maria Concetta a cambiare radicalmente vita e, rinunciando ai soldi, a ricorrere al baratto appoggiandosi alla comunità.
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